La punizione, il dolore, il sangue, l'umiliazione sono una parte fondamentale del sesso.
Come tutti i mercoledì mi trovo a scrutare la strada attraverso le
tende, aspettando l'arrivo della Signora Patrizia. La Signora Patrizia
è la collaboratrice domestica che 'dovrebbe' provvedere a tenere in
ordine la mia casa da scapolo. Una volta alla settimana, ogni
mercoledì pomeriggio si presenta a prestare servizio
per circa 3 ore. Le 3 ore di lavoro sono del tutto 'virtuali' poiché
la Signora ha l'abitudine di presentarsi regolarmente in ritardo e di
perdere tempo con lunghe telefonate al cellulare. Inoltre mostra nei
miei confronti
una palese insofferenza e una punta di disprezzo. Il motivo per cui
tollero tutto ciò e' che la Signora mi affascina: 45 anni ben portati,
1 metro e 65 di curve giunoniche, bionda e con un viso costantemente
atteggiato in un espressione di sdegno per tutto ciò che la circonda.
Con il consueto ritardo ecco che arriva, parcheggia la macchina di
fronte a casa mia e scende. Camicetta bianca, gonna castigata e zeppe
nere, si incammina verso l'ingresso e sembra guardare verso di me,
ragion per cui mi ritraggo precipitosamente. Entra nel mio
appartamento degnandomi appena di un saluto e si reca subito nel bagno
chiudendo la porta dietro di se: si deve cambiare per iniziare il
lavoro. Il cambio d'abito segue questo rituale: la signora si reca sul
fondo del bagno, appoggia i vestiti sul ripiano della lavatrice, si
spoglia, quindi indossa solo il grembiule e un paio di zoccoletti ed
esce per lavorare. Questo rituale lo conosco bene perché da tempo ho
preso la
piacevole abitudine di spiarla attraverso il buco della serratura.
Anche questa volta mi precipito verso la porta del bagno e mi
inginocchio davanti ad essa. Ho provveduto ad indossare un paio di
pantaloni leggeri per poter operare una salutare 'massaggio' durante
l'improvvisato strip-tease. Guardo attraverso la serratura ma il bagno
mia appare completamente deserto!!!
Ho appena il tempo di realizzare che la Signora Patrizia deve essersi
nascosta dietro la porta che questa si apre di scatto. Lei si staglia
di fronte a me, in mano tiene le zeppe che aveva tolto per non fare il
minimo rumore, la luce che arriva dalla finestra alle sue spalle mi
impedisce di vederne l'espressione ma la sua rabbia e' quasi
palpabile. D'altra parte la situazione non lascia scappatoie: mi ha
beccato con l'uccello in mano e l'occhio appoggiato alla serratura.
Seguono alcuni secondi di terribile silenzio, la classica quiete prima
della tempesta, che infatti non tarda a scatenarsi. Mi rifila un
terrificante ceffone usando le zeppe che ancora teneva nella mano
destra. Il colpo mi manda lungo disteso nel corridoio. Mentre cerco di
riprendermi la sento proferire minacce con voce sorda: parla di
scandali e di denunce. Poi improvvisamente smette di parlare. Mi
sollevo per capire il motivo dell'improvviso mutismo. Lei e' al centro
del corridoio e fissa insistentemente il mio pene che, impertinente,
sfoggia una discreta erezione: il misto di dolore e umiliazione non ha
fatto altro che aumentare l'eccitazione. Un sorriso maligno attraversa
il viso della Signora che di colpo vede la questione sotto una
diversa e più interessante prospettiva. Avendo realizzato di essere di
fronte ad un masochista, in pochi secondi elabora la sua idea e me la
propone:
- Puoi scegliere lo scandalo o una seduta punitiva amministrata da me
-
Io non credo a ciò che sento, vorrei urlare si!!! Ma la prudenza mi
impone di chiedere quale punizione intende applicarmi. La mia domanda
e' piuttosto inutile visto che non ho altra scelta comunque Lei mi
risponde in maniera sibillina:
- sarà una punizione che ti farà passare la voglia di farti seghe per
un bel po' di tempo! -
Poi in tono gelido:
- via tutti iati al centro del soggiorno, faccia alla finestra -
Trascorrono dieci minuti buoni che io passo a macerarmi nel tentativo
di immaginare la punizione in arrivo.
La Signora e' un'amante delle belle scarpe, con gambe lunghe e piedini
curati quindi con tutta probabilità si limiterà ad umiliarmi
facendoseli leccare e calpestandomi. Infine la Signora Patrizia
arriva. Ha indossato il grembiule da lavoro azzurrino chiuso
maliziosamente solo da un paio di bottoni, entra nella stanza scalza,
portando in una mano le zeppe nere e trascinando con l'altra una
sedia.Con studiata lentezza posa le zeppe nere sul davanzale della
finestra e posiziona la sedia di fronte a me a circa mezzo metro. Si
siede accavallando le gambe: il piedino destro e' sollevato da terra,
mi sembra che si sia messa un po' troppo vicino per poter leccare
efficacemente ma lei sembra avere altri piani.
- Ora dritto sulle ginocchia e mani dietro la testa! - Ordina.
Dopo aver fatto oscillare il piede un paio di volte lascia partire un
calcio che mi colpisce dritto nelle palle.
Il colpo non e' stato particolarmente forte ne' preciso ma mi accascio
lo stesso, più che altro spaventato dal pensiero di ciò che seguirà:
la sessione sarà molto più dura del 'tranquillo' calpestamento che
avevo immaginato.
- Su su, non fare scena - dice Lei - Ho fatto un corso di autodifesa e
so bene che questo colpo non e' stato doloroso! -
- Ora facciano sul serio - Si alza, allontana la sedia e si posiziona
proprio di fronte a me.
Appoggiando le mani sulle mie spalle, solleva la gamba destra e lascia
partire una serie si calci. Il collo del piede affonda tra le gambe,
qualche volta il colpo non va a segno ma nella maggior parte dei casi
mi sfugge un grido roco e mi ripiego si me stesso serrando le cosce.
Quando succede la Signora attende con gelida pazienza che abbia di
nuovo assunto una posizione composta per riprendere a calciare. Ad un
certo punto la Signora, forse annoiata, applica una colpo più forte lo
capisco da come solleva esageratamente la gamba
destra e da come piega l'altra. Inoltre colpisce con la punta del
piede. Il calcio ha un effetto devastante, l'alluce affonda nel
testicolo destro provocandomi una fitta terribile e io ricado
all'indietro con un grido acuto.
Sopra di me la Signora abbandona per un attimo la sua maschera di
impassibilità per concedersi una gioiosa risata. Nella sua infinita
magnanimità mi concede 10 minuti per recuperare. Quando ritorna tiene
in mano una delle mie cinture.
- Ora che ti sei riposato voglio divertirmi a calpestarti come uno
zerbino -
Mi distendere supino vicino al muro libero del soggiorno, poi mi lega
strettamente le cosce insieme usando la larga cinghia. Capisco subito
il motivo di questa legatura: in questo modi i testicoli non hanno vie
i fuga e possono essere calpestati liberamente. Calzate nuovamente le
zeppe, mi sale sopra e, appoggiandosi al muro, comincia a passeggiare
distrattamente. Ogni tanto si distrae 'troppo' e appoggia il piede sul
palle provocandomi uno spasmo. Con passare del tempo le distrazioni
diventano sempre più frequenti fino a che le zeppe stazionano solo più
nell'area pubica. Questa punizione rende quasi uno scherzo la
precedente serie di calcioni: la suola pesante e piatta comprime i
testicoli in maniera spaventosa tanto che mi domando con terrore se
torneranno mai più normali. Ora il calpestamento e' diventata una vera
e propria marcia sul posto,
la Signora si muove sinuosa sollevandosi sulle punte, spostando il
peso da una gamba all'altra; posso vedere i muscoli delle cosce che si
tendono per lo sforzo e i glutei che oscillano
- tacco...punta...tacco...punta... tacco...punta... - dice mentre il
movimento di fa sempre più' selvaggio.
La marcia dura diversi minuti (o almeno così pare a me), ormai sono
allo stremo e anche Lei sembra stanca e annoiata da questo gioco.
Senza alleggerire in carico si gira verso di me e dice:
- Per oggi mi ritengo soddisfatta, ma il processo rieducativo è appena
cominciato! Mi ero accorta da mesi che ti divertivi a spiarmi e ora
sarò io a divertirmi finche' ne avrò voglia -
Il tono non lasciava spazio a repliche.
- Ora ringraziami per essermi presa cura di te -
- Grazie Patrizia -
Grave errore!!!
Lei posiziona i tacchi delle zeppe sui testicoli, poi sporge il sedere
all'indietro caricando tutto il peso sui talloni.
- Per te sono la Signora Patrizia animale!!! vedi di ricordartelo bene
-
- Signora Patrizia ! - Urlo io con una voce stridula che la fa
sorridere sadicamente.
sabato 16 ottobre 2010
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